Umanizzazione dei luoghi di cura

L’azione che Adisco Sezione Regionale Piemonte ha promosso per i reparti dell’Ospedale Infantile Regina Margherita di Torino è ispirata dalla  “Carta dei Diritti del Bambino in Ospedale” della European Association for Children in Hospital (EACH), che afferma il diritto del bambino a risiedere in un ambiente ospedaliero che rispetti determinate esigenze appropriate alla sua età e alla sua condizione di particolare fragilità.

L’articolo 7 sostiene il bisogno di costruire ambienti strutturati, arredati e adattabili a esigenze non solo di natura clinico-assistenziale, ma anche educative e ricreative dei pazienti e delle loro famiglie.

Per superare il trauma e il disagio dell’ospedalizzazione, si è ripensato il concetto stesso di luogo di cura. Grazie al contributo di Adisco Sezione Regionale Piemonte si sono costruite negli anni diverse facility che consentono di ricevere terapie avanzate e innovative con un occhio di riguardo alla qualità di vita del piccolo paziente.

Un ambiente gradevole, confortevole e luminoso migliora lo stato d’animo dei pazienti e delle loro famiglie, contribuendo al loro percorso di adattamento alla cura. Poter disporre di spazi per il gioco, per l’educazione e lo svago in generale dentro l’ospedale impatta positivamente sul percorso di guarigione.

I reparti dell’Ospedale Infantile Regina Margherita rappresentano un vero e proprio modello che unisce a criteri assistenziali innovativi e tecnologici quelli di umanizzazione dei luoghi di cura: tutti gli spazi dei reparti sono stati progettati e rivisti per garantire ai pazienti approcci terapeutici con il massimo grado di personalizzazione, nel pieno rispetto della persona e della qualità di vita del paziente e del suo caregiver.

L’organizzazione degli spazi (che prevede camere singole e aree comuni) permettono una fruizione nel rispetto della privacy e degli alti standard di qualità della vita. Le camere singole, con i suoi arredi e i suoi colori basati sul tema della natura, garantisce comodità e tranquillità.

Gli spazi comuni si adattano a pazienti di età diverse, dalla prima infanzia all’adolescenza e sono inoltre pensati per assicurare al personale sanitario la presenza di postazioni di lavoro all’avanguardia.

Grazie al contributo di Adisco Sezione Piemonte sono stati costruiti ambienti progettati per scopi diversi ma sinergici, realizzati per un percorso diagnostico-terapeutico omogeneo per il paziente. Il tutto rispettando l’interesse del bambino e della sua famiglia, garantendo tranquillità e protezione.

Uno “spazio che cura” che si avvicini il più possibile agli ambienti di vita quotidiana del bambino e che gli consenta di guardare all’esterno. Per i bambini, gli adolescenti e le famiglie ospedalizzate tutto quello che c’è fuori assume la connotazione di futuro.

Un nuovo paradigma

L’Organizzazione Mondiale della Sanità, nel 2018, ha definito l’edificio sano come «un ambiente che supporta un completo benessere fisico, mentale e sociale, trasmettendo agli abitanti una sensazione di ‘casa’ attraverso un senso di appartenenza, sicurezza e privacy».

Per quanto riguarda il concetto di salute, la stessa OMS nel 1948 lo definisce come: «uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, e non consiste solo in un’assenza di malattia o infermità. Il possesso del migliore stato di sanità possibile costituisce un diritto fondamentale di ogni essere umano, senza distinzione di razza, di religione, di opinioni politiche, di condizione economica o sociale».

Da qui deriva un iniziale approccio alla salute definito patogenico: un paradigma il cui scopo è individuare la causa della malattia che va combattuta ed eliminata. Su questa visione si basa anche l’approccio di tipo preventivo, che mira a prevenire l’insorgenza della malattia evitando o eliminando i fattori che ne sono la causa.

In tempi recenti è avvenuto il passaggio all’approccio bio-psico-sociale, che sposta l’attenzione dall’organo malato a tutto l’essere umano considerando quindi l’ambiente in cui la persona vive – edificio incluso – inteso sia in senso fisico-biologico sia in senso relazionale, psicologico e sociale. Una concezione olistica della salute.

Questo approccio è diventato guida nella progettazione in ambito architettonico, tema fondamentale per la salute in quanto le persone trascorrono la maggior parte del loro tempo e della loro vita in ambienti confinati. La sfida è pensare gli edifici come vettori per il benessere psico-fisico, portatori e generatori di fattori di salute per l’utente.

Bisogna quindi individuare linee guida per una progettazione adeguata di ambienti e dettagli (materiali, elementi costruttivi, accessori, impianti) i cui parametri di benessere indoor, quantitativi e qualitativi prevedano la nascita di processi che mettano in movimento l’essere umano, anche interiormente, verso le condizioni di benessere fisico, mentale e sociale. Un ambiente che genera salute.

Per progettare edifici che promuovano e mantengano lo stato di salute si può partire individuando le tre principali suggestioni dello spazio abitativo: il ritmo, i processi di calore e l’aria.

  1. Il ritmo: con la realizzazione di spazi con forme poco rigide basate sul principio di espansione e contrazione, caratterizzati dal susseguirsi di aree più o meno ampie al fine di incrementare una percezione vivente dello spazio.
  2. Il calore: attraverso aree differenti tra loro caratterizzate da vetrate con irraggiamento diretto, elementi ombreggianti, serre solari e movimenti d’aria a temperature differente che permettono di percepire la differenza tra il mondo dentro di noi e quello esterno.
  3. L’aria: è importante prevedere la possibilità di ventilazione notturna sia per la gestione della qualità dell’aria, sia per la percezione del movimento dell’aria nello spazio.

Un edificio può essere considerato come generatore di salute se presenta aspetti materiali, formali e spaziali che lavorano in queste tre dimensioni.

Da un punto di vista progettuale, questa impostazione può tradursi in azioni specifiche attraverso la creazione di spazi per favorire l’interazione sociale e spazi che garantiscano le esigenze di privacy, la presenza di luce naturale, la regolazione individuale del microclima interno, la presenza di elementi naturali negli spazi indoor, la garanzia di un’adeguata vista verso l’esterno, l’uso del colore per le superfici interne ed esterne all’edificio, eccetera.

L’ambiente circostante influenza il bambino più dell’adulto, in quanto ha una percezione immediata e istintiva che segue canali relativi ad un’esperienza più immaginativa nella relazione con il mondo.

È importante prendere in considerazione una serie di fattori quali l’età, lo stadio evolutivo, il genere, le esperienze precedenti (anche quelle ospedaliere), la personalità e il temperamento, lo stato di salute e di stress psico-fisiologico.

A livello strutturale e architettonico è necessario:

  • Un ambiente semplice e comprensibile, il cui orientamento interno deve essere favorito da elementi semplici e colorati, che possano produrre stimoli orientativi senza creare ansia. Elementi che richiamino la natura e l’ambiente, vicini al mondo dell’infanzia;
  • Un continuo rapporto con l’esterno, tramite l’uso della luce naturale per illuminare gli spazi interni, all’irraggiamento diretto (senso del calore) opportunamente gestito e schermato, alla creazione di momenti di contatto diretto con la natura (tramite balconi, terrazze, giardini, aiuole e verande, talvolta portando la natura “dentro” l’edificio);
  • Garantire privacy e attenzione alla famiglia, attraverso la creazione di spazi per i genitori che permettano una loro permanenza durante il percorso di guarigione;
  • Creare e favorire occasioni di socialità e gioco per i bambini prevedendo spazi comuni per la socialità con altri pazienti e visitatori;
  • Creare un senso di “casa” richiamando elementi domestici e spazi che consentano lo svolgimento di attività tipiche dell’ambiente casalingo;
  • Un ritrovamento della “scala umana” attraverso oggetti ed elementi in materiale naturale per le esperienze tattili, la presenza di piante e fotografie della natura ma anche di opere d’arte, sculture, pitture e musica.

C’è un rapporto diretto tra la percezione dello spazio in cui viviamo e la generazione di fattori di salute.

Le strutture sanitarie e sociosanitarie, in particolar modo gli ospedali pediatrici, sono quindi terreno privilegiato di studio e applicazione dei principi dell’architettura salutogenica.

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Foto di Andrea Guermani